Le malattie cerebrovascolari sono una delle cause principali di disabilità nell’adulto. L’incidenza media corretta per età di primo evento cerebrovascolare è di 1 a 100.000 abitanti. Una debolezza motoria residua, abnormi strategie motorie e spasticità possono portare ad alterati schemi motori e contribuire ad un ridotto equilibrio, rischio di cadute e incremento della spesa energetica durante la deambulazione. Le conseguenze funzionali dei deficit neurologici primari spesso predispongono i soggetti sopravvissuti ad ictus ad uno stile di vita sedentario, che limita ulteriormente la capacità di svolgere in maniera autonoma le attività della vita quotidiana e riduce la funzionalità cardiovascolare. Di conseguenza, lo sforzo di recuperare le capacità funzionali e una deambulazione autonoma dopo un ictus cerebrale, è tra gli obiettivi più importanti sia dei pazienti affetti da emiparesi sia del fisioterapisti. Il quadro del recupero motorio tra i pazienti sopravvissuti ad ictus cerebrale è piuttosto vario. Anche se è stato calcolato the circa il 50-80% dei pazienti recupererà un certo grado di capacità motoria, Wade et al. hanno evidenziato che solo il 22% di 45 pazienti non in grado di deambulare in seguito a “stroke” raggiunge una marcia autonoma dopo un periodo di tre mesi di attività riabilitativa. Bach ha riportato i risultati di numerosi studi, i quali hanno stabilito l’associazione tra un ridotto recupero funzionale ed il ritardo un trattamento riabilitativo neuromotorio. Questo dimostra l’importanza di iniziare il più precocemente possibile un programma di recupero motorio. Nella riabilitazione della marcia del paziente sopravvissuto ad ictus, bisogna tenere canto dei meccanismi di controllo spinali e sovraspinali. La locomozione richiede, infatti, livelli multipli di controllo nervoso. Al fine di contrastare la gravità e di permettere la spinta del corpo in avanti, il sistema nervoso deve coordinate le contrazioni muscolari a vari livelli, e ciò è consentito dai circuiti spinali, attivati da segnali tonici provenienti dai nuclei del tronco cerebrale. Altri sistemi discendenti sovraspinali, invece, in particolare il reticolospinale, il rubrospinale ed il corticospinale, sono attivi in modo fasico durante la locomozione ed appaiono di fondamentale importanza nel modulare la forza delle contrazioni muscolari coinvolte. Inoltre, Grillner et al. hanno dimostrato, in differenti studi, come anche le informazioni afferenti interagiscano con il pattern motorio. In particolare, per quanto riguarda la marcia, gli input afferenti coadiuvano la trasformazione del pattern di locomozione nel passaggio da una fase del passo ad un’altra. Vista la complessità dei meccanismi di controllo della marcia, il ripristino di una deambulazione autonoma implica l’impiego di tecniche che agiscano a vari livelli e spesso richiede un’assistenza considerevole da parte del fisioterapista, per aiutare il paziente a sostenere il peso corporeo e a controllare l’equlibrio.
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